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A cura di Giacomo Conserva




Viaggiatori mentali
di Giacomo Conserva e Jesse S. Cohn

28 dicembre 2014





1. William Blake, “Il Viaggiatore Mentale” (Pickering Manuscript). 2. Jesse S. Cohn, “Il viaggiatore mentale di Blake”, 2000. 3. Bibliografia di ricerca su The Mental Traveller. 4. Nota finale.


1.
Il Viaggiatore Mentale
William Blake

Ho viaggiato attraverso un Paese di Uomini,
un paese di Uomini & di Donne anche,
ed ho udito & visto cose tanto orribili
come i freddi vagabondi della Terra non hanno mai conosciuto.

Perché lì il Bambino nasce in gioia
che è stato generato in atroce dolore,
proprio come noi Raccogliamo in gioia il frutto
che con amare lacrime abbiamo seminato.

E se il Bambino nasce Maschio
viene dato ad una Vecchia Donna
che lo inchioda sopra una roccia,
cattura le sue grida in coppe d’oro.

Lei stringe spine di ferro attorno al suo capo,
gli fora sia mani che piedi,
gli taglia fuori il cuore al fianco
per fargli sentire sia caldo che freddo.

Le sue dita numerano ogni Nervo
proprio come un Usuraio conta il suo oro;
lei vive delle sue grida & lamenti,
e ringiovanisce mentre lui invecchia.

Finché lui diventa un giovane che versa sangue
e Lei diventa una Vergine luminosa;
allora lui strappa via i suoi Legami
e la stringe giù per la sua gioia.

Lui pianta se stesso in tutti i suoi Nervi,
proprio come un Allevatore il suo marchio;
e Lei diventa la sua dimora
e Giardino fruttevole settanta volte.

Un’Ombra Anziana, presto lui svanisce,
vagando attorno un Terrestre Giaciglio,
tutto pieno di gemme & d’oro
che con industria si è procurato.

E queste sono le gemme dell’Animo Umano,
i rubini & le perle di un occhio che soffre per amore,
l’infinito oro di un cuore tormentato,
il gemito del martire & il lamento dell’innamorato.

Esse sono la sua carne, esse sono la sua bevanda;
egli nutre il Mendicante & il Povero
ed il Viaggiatore in cammino:
per sempre aperta è la sua porta.

Il suo dolore è la loro eterna gioia,
fanno risuonare i tetti & le pareti;
finché dal fuoco del focolare
una Piccola Bambina salta fuori.

E Lei è tutta di solido fuoco
e gemme & oro, così che nessuno la mano
osa stendere per toccare la sua forma di Bambina,
e avvolgerla nelle sue fasce.

Ma Lei giunge all’Uomo che ama,
sia giovane o vecchio, o ricco o povero;
essi scacciano via l’anziano Ospite,
un Mendicante alla porta di un altro,

lui se ne va via lontano piangendo,
Finché qualcun altro lo accolga dentro:
Spesso cieco & piegato dagli anni, aspramente afflitto,
Finché non può conquistare una Ragazza.

E per allietare la sua Vecchiaia che raggela,
il Povero Uomo la prende fra le braccia;
la Capanna svanisce dalla sua vista,
il Giardino & le sue amabili Gioie.

Gli Ospiti si spargono per il paese,
poiché l’Occhio alterandosi altera tutto;
i Sensi si avvolgono dalla paura
e la piatta Terra diventa una Palla;

Le Stelle, il Sole, la Luna, tutti svaniscono via,
un deserto vasto senza confine,
e niente rimane da mangiare o bere,
ed un oscuro deserto tutto attorno.

Il miele delle sue labbra di Bambina,
il pane & il vino del suo dolce sorriso,
il gioco selvaggio del suo occhio vagante
lo tirano indietro all’Infanzia;

perché mentre mangia & beve lui diventa
più giovane & sempre più giovane ogni giorno;
e sul deserto selvaggio tutti e due
vagano in terrore & spavento.

Come la Cerva selvatica lei fugge via,
la sua paura pianta più di un cespuglio selvaggio;
mentre lui la insegue notte & giorno,
da varie arti di Amore incantato;

da varie arti di Amore & Odio,
finché il vasto deserto è tutto piantato
di Labirinti di ingannevole Amore,
dove si aggira il Leone, il Lupo & l’Orso;

finché lui diventa un capriccioso bambino,
e lei una Vecchia Donna piangente;
allora più di un Amante vaga qui,
il Sole & le Stelle sono tratte più vicino,

gli alberi portano alla luce dolce Estasi
a tutti quelli che nel deserto si aggirano,
finché più di una Città vi viene Costruita,
e più di una piacente casa di Pastore.

Ma quando trovano il Bambino corrucciato,
terrore colpisce attraverso tutta la vasta regione:
gridano: “il Bambino! Il Bambino è Nato!”
e scappano via da ogni parte.

Perché chi osa toccare la forma corrucciata,
il braccio gli si rinsecchisce fino alla radice;
Leoni, Orsi, Lupi tutti fuggono lamentandosi,
ed ogni Albero fa cadere i suoi frutti.

E nessuno può toccare quella forma corrucciata,
a meno che non sia una Vecchia Donna;
lei lo inchioda sopra la Roccia,
e tutto avviene come ho raccontato.


2.
Il viaggiatore mentale di Blake
di Jesse S. Cohn*

(trad. di G. Conserva)


“Il Viaggiatore Mentale” di William Blake non è solo un’opera “ciclica” nel senso del Finnegans Wake di Joyce o di Piedra del sol di Octavio Paz: è la descrizione di un mondo ciclico, un universo di spazio-tempo circolare in cui tutte le cose si ripetono. Qui, i normali processi ciclici della natura sono esagerati, spinti a estremi innaturali: così, una terra arida prima germoglia (vv. 27-28) per poi rinsecchirsi in un “deserto”, e i cieli stessi si allontanano (v. 65) per poi riavvicinarsi (v. 88). La vita umana sembra seguire lo stesso schema: i Viaggiatori trovano una casa (vv. 38-39), e vengono cacciati via (v. 61); si riuniscono in reverente attesa (v. 5), e fuggono pieni d’orrore (vv. 94-96) — volta dopo volta, all’infinito. Ogni movimento individuale cancella sé stesso entro una totalità statica.

Un mondo di infinita ripetizione è un mondo di infinitamente ripetute crudeltà e miserie, e in effetti sono queste l’oggetto principale della narrazione. Attraverso gli occhi del Viaggiatore eponimo, vediamo un bambino indifeso

     dato ad una Vecchia Donna
che lo inchioda sopra una roccia,
cattura le sue grida in coppe d’oro (10-12)

Sfruttato e tormentato, sopravvive e raggiunge l’età adulta, mentre la sua tormentatrice “diventa giovane” (v. 20); noi lo vediamo prendere il sopravvento sulla “Vergine”, e “legarla giù per la propria gioia”, sfruttandola così come lei aveva sfruttato lui:

Finché lui diventa un giovane che versa sangue
e Lei diventa una Vergine luminosa;
allora lui strappa via i suoi Legami

e la stringe giù per la sua gioia (21-24)

Osserviamo lei diventare sempre più giovane, mentre lui si trasforma progressivamente in un vecchio pieno di rimpianti (v. 44 e v. 29). Cacciato dalle manovre di lei dalla propria casa, la insegue per il “vasto deserto”, finché “lui diventa un capriccioso Bambino/ e lei una Vecchia Donna piangente”, e tutto quanto il ciclo è pronto per ricominciare.

Ma Lei giunge all’Uomo che ama,
sia giovane o vecchio, o ricco o povero;
essi scacciano via l’anziano Ospite,
un Mendicante alla porta di un altro,

lui se ne va via lontano piangendo (49-53)
[..................................................................]

mentre lui la insegue notte & giorno,
da varie arti di Amore incantato;

da varie arti di Amore & Odio,
finché il vasto deserto è tutto piantato
di Labirinti di ingannevole Amore,
dove si aggira il Leone, il Lupo & l’Orso;

finché lui diventa un capriccioso bambino,
e lei una Vecchia Donna piangente (79-86)

Oppresso ed oppressore cambiano di posto volta dopo volta, ma nessuno dei due può raggiungere una vittoria permanente, poiché la poesia finisce dove era iniziata: una “Vecchia Donna/[...] lo inchioda sopra la Roccia/ E tutto avviene come ho raccontato (vv. 102-104).

Le narrazioni lineari collocano le azioni dei personaggi entro un quadro in cui esse hanno un senso: una causa dà origine ad un’azione diretta ad una meta, e che ha un risultato. In una narrazione circolare come quella de “Il Viaggiatore Mentale”, le azioni sono il risultato di sé stesse, cosicché non indicano nessuna origine o meta finale, e semplicemente fanno riferimento a sé stesse. Secondo i criteri convenzionali, una narrazione simile appare quasi letteralmente senza senso: è “chiusa in sé” come la nemesi dei poemi epici di Blake, lo spettrale Urizen (Il libro di Urizen, I. 3). Ogni azione annulla sé stessa, e vice versa. Dove è dunque il senso della conclusione — “e tutto avviene come ho raccontato”? (v. 104, corsivo aggiunto) Come possiamo dare un senso a quanto viene fatto nel “Viaggiatore Mentale”?

Una risposta potrebbe trovarsi in una sezione che pare servire come il fulcro di tutta questa totalità ciclicamente ruotante. Questo elemento appare isolato, apparentemente fuori contesto, nella sedicesima stanza del “Viaggiatore Mentale”, dove incontriamo un verso che Arthur Adamson acutamente identifica come il “momento cruciale” del testo (v. 48). Ecco il verso: “Poiché l’Occhio alterandosi altera tutto” (v. 62). Per dare un senso al “tutto” cui questa enigmatica frase si riferisce, potremmo provare a contestualizzarlo chiedendoci cosa Blake pensa attorno agli Occhi.

Secondo Linda M. Lewis, Milton fu il padre poetico le cui opere William Blake si sentì più fortemente “obbligato a revisionare” (v. 148); un modo di scoprire tutto quanto Blake pensava su un argomento qualunque è proprio lo scoprire che valutazioni egli dava delle opinioni espresse Milton su di esso. In effetti, è proprio lo schema psicologico presentato da Milton le Libro 5 del Paradiso Perduto che Blake pare deciso a screditare nel suo manifesto giovanile Non c’è nessuna religione natura. Laddove Milton descrive la Caduta dell’umanità come una rivolta dell’Immaginazione contro il “Dominio della Ragione” e la “Guardia dei 5 Sensi” (Paradise Lost, 5, vv. 100-112), Blake inverte queste proposizioni, dichiarando che è l’Immaginazione a dovere giustamente dominare la varie facoltà, e che questo suo posto è stato usurpato dalla Ragione. Ritenere che i desideri & le percezioni dell’uomo dipendano unicamente dagli organi di senso”, asserisce Blake, porta inevitabilmente alla conclusione che essi “devono essere limitati agli oggetti di senso” — “che se non fosse per il Principio Poetico o Profetico, quello Filosofico & Sperimentale sarebbero rapidamente alla mercé delle cose & rimarrebbero immobili, incapaci di fare altro dal ripetere volta dopo volta lo stesso squallido ciclo” (Blake 1). L’”universo” percettivo di una umanità i cui cinque sensi siano stati disciplinati dalla Ragione, secondo Blake, è “un ciclo squallido”, un circolare “mulino dai complicati ingranaggi”(v. 2).

Non è difficile capire che l’universo circolare del Viaggiatore Mentale è un altro esempio di “mulino dai complicati ingranaggi”, e il suo asse sembra essere questa alterazione dell’Occhio che fa sì che “i Sensi si rinserrino dalla Paura” (v. 63). Sembra conseguirne che il motivo per la circolarità senza senso della narrazione si trova in qualche modo secondo Blake in questa alterazione dell’Occhio — che è anche una alterazione dell’“Io”, una trasformazione del Sé. Colui le cui “porte della percezione” sono state aperte dall’Immaginazione vede un mondo “infinito” piuttosto che un regno di penuria (Blake, “Il Matrimonio del Cielo e dell’Inferno” 39); se i cinque sensi sono governati dalla Ragione si vede un mondo di risorse finite, in cui il guadagno di una persona è la perdita di un’altra. Così, Blake considera le conseguenze della filosofia empiristica una sorta di egoismo materialisticamente legittimato: l’infinita reciproca crudeltà dell’universo che Blake descrive è una conseguenza di questo restringimento dei sensi. Mentre l’Immaginazione percepisce un regno di pienezza da godere e condividere, il puro empirista (come Blake scrisse in un poema aforistico all’inizio della sua opera) ritiene che le proprie “gioie” devono derivare dalla “altrui sventura”, e cerca quindi di “imprigionare l’altro per il Proprio piacere” (Il Pezzo di Terra & il Sassolino, vv. 10-11) — che è esattamente il crimine che uomo e donna si infliggono reciprocamente nel Viaggiatore Mentale.

L’universo delimitato di questo “mulino dai complicati ingranaggi”, in quanto spazio radicalmente chiuso su di sé, è la scena di giochi a somma zero. “L’uomo non è migliorato dal danno di un altro” risponde Blake a Bacone in una nota (v. 768). Ma questo è esattamente quanto l’uomo e la donna del Viaggiatore Mentale cercano di fare quando a turno si “legano” e raccolgono il “frutto” delle sofferenze dell’altro (vv. 24-27). In un mondo ciclico, naturalmente, simili sforzi di accumulare ricchezza sono futili tanto quanto ingiusti: i diversi Giocatori semplicemente fanno a turno nel derubarsi l’un l’altro. Anche se il Viaggiatore ci dice che la sua storia racconta di “cose così orribili/ come i freddi viaggiatori della Terra non hanno mai conosciuto” (vv. 3-4), noi freddi viaggiatori della Terra non siamo estranei in questo strano paese; pure noi alteriamo il mondo con i nostri Occhi ristretti e giochiamo inutili giochi di guadagno e perdita. L’allegoria di Blake ci invita a guardare in faccia l’irrazionalità che ci imprigiona: il senso di questa narrazione lo troviamo nel modo in cui essa rispecchia la nostra propria mancanza di senso.

C’è qualche modo per abbandonare la ruota, per redimere l’Occhio e l’“Io” dalla loro materialistica corruzione? In quanto Viaggiatore Mentale — un veggente introspettivo la cui visione giunge dall’Immaginazione piuttosto che dalla Ragione — il narratore del poema non partecipa della squallida economia percettiva del mondo che evoca. Così, come suggerisce Morton D. Paley, sfugge al legame reciproco in cui restano intrappolati torturatori e vittime della narrazione circolare (vv. 123-124). In questo trascendere, assomiglia al protagonista di un capitolo del Matrimonio del Cielo e dell’Inferno che viene condotto da un angelo moralizzante attraverso tutta una serie di scene orripilanti che portano infine ad un “mulino”. Come annoiato da tutte queste fantasie di giustizia/ vendetta divina, il narratore si trasporta in un luogo più piacevole — lasciandosi dietro l’angelo. Alla fine, racconta, “mi levai e andai in cerca del mulino, & lì trovai il mio Angelo che sorpreso mi chiese come avevo fatto a sfuggirmene”. Il protagonista risponde, “Tutto quello che abbiamo visto dipendeva solo dalla tua metafisica” (Blake, vv. 40-41).

* Ringraziamo sentitamente l’autore per la gentile concessione. The Explicator 58.3 (Spring 2000): 130-133; http://www.saintbonaventure.com/faculty/mcelvogue/documents/Blake8Cohn4p.pdf


Opere Citate

A. Adamson, “Structure and Meaning in Blake’s The Mental Traveller” in Mosaic: A Journal for the Comparative Study of Literature and Ideas, 7.4 (Summer 1974). 41-58.
W. Blake, The Poetry and Prose of William Blake, Ed. David V. Erdman, Doubleday, New York 1970.
Linda Lewis, The Promethean Politics of Milton, Blake and Shelley, Columbia U. of Missouri P., 1992.
Milton, Paradise Lost, Ed. Merritt Y. Hughes. Macmillan, New York 1962.
Morton D. Paley, Energy and the Imagination. A Study of the Development of Blake’s Thought, Oxford UP, Oxford 1970.


3.
Bibliografia di ricerca

— Su The mental traveller

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William Blake, Poesie, cura e trad. di G. Conserva, Newton Compton 2012 (1976).
Helen P. Bruder, Tristanne Connolly (eds.), Queer Blake, Palgrave Macmillan, 2010 [si veda p.e. il saggio della Bruder su Felpham Billy].
J. S. Cohn, “William Blake’s The Mental Traveller”, in The Explicator, 58.3 (Spring 2000), 130-133 (http://www.saintbonaventure.com/faculty/mcelvogue/documents/Blake8Cohn4p.pdf). Tristanne Connolly, William Blake and the Body, Palgrave Macmillan, 2002. http://en.wikipedia.org/wiki/The_Mental_Traveller
Jennifer Jesse, William Blake’s Religious Vision: There’s a Methodism in His Madness, Lexington Books, 2013.
Camille Paglia, Sexual personae. Arte e decadenza da Nefertiti a Emily Dickinson, trad. it. di Daniela Morante, Einaudi, Torino 1993 (1991).
Laura Quinney, William Blake on Self and Soul, Harvard UP, 2010.
H. Bloom, William Blake, Chelsea House Pub, 2002.[pp- 63-85]
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— Su William Blake

M.H. Abrams, Natural Supernaturalism: Tradition and Revolution in Romantic Literature, Norton, 1973.
P. Ackroyd, Blake, Sinclair-Stevenson, 1995. [biografia di riferimento]
Th. Altizer e W. Hamilton, La teologia radicale e la morte di Dio, trad. it. di T. Kemeny, Feltrinelli, Milano 1969 (1966) [un intero capitolo è dedicato a William Blake].
J.G. Ballard, The Unlimited Dream Company, Fourth Estate, 2014 (1979).
J. Beer, William Blake: A Literary Life, Palgrave Macmillan, 2007.
N.O. Brown, Corpo d’amore, trad. it. di Silvia Giacomoni, SE, Milano 1990 (1966).
Helen P. Bruder, William Blake and the Daughters of Albion, Palgrave Macmillan 1998.
S. Foster Damon, A Blake Dictionary: The Ideas and Symbols of William Blake, Dartmouth 2013 (1965).
N. Frye, Agghiacciante simmetria: uno studio su William Blake, trad. it. di Carla P. Pezzini e Francesca Valente, Longanesi, Milano 1976 (1947).
M.J.A. Green, Visionary Materialism in the Early Works of William Blake, Palgrave Macmillan, 2005.
Saree Makdisi. William Blake and the Impossible History of the 1790s, University Of Chicago Press, 2002.
N. Mann, M. Gibson, C. Nally eds., W. B. Yeats’s A Vision: Explications and Contexts, Clemson University Digital Press, 2012, http://www.clemson.edu/cedp/cudp/pubs/vision/
A. Ch. Swinburne, William Blake: A Critical Essay, 1868, http://www.gutenberg.org/ebooks/35995
J. Tambling, Blake’s Night Thoughts, Palgrave Macmillan, 2005.
“The madness of Allen Ginsberg”, http://gconse.blogspot.it/2012/05/madness-of-allen-ginsberg-for-david_12.html; http://gconse.blogspot.it/2013/12/the-madness-of-allen-ginsberg-for-david.html
D. Worrall and S. Clark (eds.), Blake, Nation and Empire, Palgrave Macmillan, 2006.


— Background

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S. Grof, LSD: Doorway to the Numinous: The Groundbreaking Psychedelic Research into Realms of the Human Unconscious, Park Street Press, 2009 (1975).
G.W.F. Hegel, Fenomenologia dello spirito, a cura di V. Cicero, Bompiani 2000 (1807).
Ihab Hassan, “The Subtracting Machine: The Work of William Burroughs”, J. Skerl and R. Lydenberg (eds.), William S. Burroughs At the Front: Critical Reception, 1959-1989, Southern Illinois U.P., 1991.
Ch. Hill, Il mondo alla rovescia: idee e movimenti rivoluzionari nell’Inghilterra del Seicento, trad. it. di E.Basaglia, Einaudi, Torino 1981 (1972).
M. Horkheimer, Th.W. Adorno, “Excursus II: Juliette o illuminismo e morale”, in Dialettica dell’illuminismo, trad. it. di L. Vinci, Einaudi, Torino 1966 (1947).
Pamela Jackson and J. Lethem (eds.), The Exegesis of Philip K. Dick, Houghton Mifflin Harcourt, 2011.
A. Kojève, Introduzione alla lettura di Hegel - Lezioni sulla «Fenomenologia dello Spirito» tenute dal 1933 al 1939 all’Ecole Pratique des Hautes Etudes, a cura di G.F. Frigo, Adelphi, Milano 1996 (1947).
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J.P. Sartre, L’Essere e il nulla, trad. it. di G. Del Bo, Il Saggiatore, Milano, 1972 (1943).
W. Stekel, Sadism And Masochism — The Psychology Of Hatred And Cruelty, 2 Volumes, Kolthoff Press 2013 (1929).
The Velvet Underground, “Some Kinda Love”, 1969, https://www.youtube.com/watch?v=p8aax-k5wTU [testo: http://www.sing365.com/music/lyric.nsf/Some-Kinda-Love-lyrics-Velvet-Underground/464F1217FC179C45482569880029FF1C ].
E.P. Thompson, Rivoluzione industriale e classe operaia in Inghilterra, 2 voll., trad. it. di B. Maffi, Il Saggiatore, Milano 1969 (1963).

[molti dei testi qui citati sono recuperabili in rete tramite libgen.org, o altri siti]


4.
Nota finale

«Nel poema Il Viaggiatore Mentale di William Blake abbiamo una visione del ciclo della vita umana, da nascita a morte a rinascita. I due protagonisti del poema sono una figura maschile ed una figura femminile, che si muovono in direzioni opposte: una invecchia mentre l’altra ringiovanisce, e vice versa. La relazione ciclica fra di loro attraversa quattro punti cardinali: una fase figlio-madre, una fase marito-moglie, una fase padre-figlia, ed una quarta fase di quanto Blake identifica come spettro-emanazione... Nessuna di queste fasi è del tutto vera... » (Northrop Frye, Anatomy of Criticism, Princeton UP, 2000 (1957), p. 322 passim).


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